La recessione di un paese di migranti.

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L’epilogo di un’eterna “poca esperienza” e scarsa integrazione.

Due giorni fa ho letto la notizia che l’Italia è ancora in recessione, che novità! Da quando è caduta la prima repubblica, non si sente parlare d’altro: l’Italia è sull’orlo della recessione, l’Italia non cresce, l’Italia per poco non è finita in recessione…trent’anni di solita canzone stonata!

Poi, ti fermi a pensare un attimo e realizzi che in Italia non c’è meritocrazia e ci sono un’infinità di pseudoqualcosa, che non si capisce bene dove abbiano acquisito competenze e si capisce anche meno dove sia stata acquisita l’abilità che ostentano…ma esiste un rimedio sicuro a tutto, c’è la solita risposta che va sempre bene: “io ho esperienza”. Sì certo, la qualificante esperienza certificata dagli amici, dagli amici degli amici, dagli amici degli amici degli amici e via così fino all’infinito!

Ma intanto l’economia italiana precipita e il Paese va a fondo! E che Paese…il Paese dove gli anziani non possono andare in pensione, perché il lavoro dei “giovani” non basta a coprire quella spesa; il Paese dove i “cervelli” sono costretti alla fuga, per poter fare ciò che sanno fare; il Paese dove i tuttologi abbondano e la mediocrità anche; il Paese dove se sai fare qualcosa non la puoi fare o perché sei troppo giovane o perché ti manca l’esperienza; il Paese dove il tutto e il niente hanno sempre lo stesso peso, perché è solo una questione di prospettiva! Visto dall’esterno può sembrare un romanzo kafkiano, ma non lo è!

In realtà, fino a qualche anno fa, abbiamo avuto una buona opportunità che avremmo fatto bene a cogliere al volo…ma ovviamente chi vedeva l’opportunità aveva poca esperienza e chi aveva “l’esperienza” quell’opportunità proprio non la vedeva. Parlo dei flussi migratori incoming…sì, quella poteva essere la soluzione all’invecchiamento del paese, alle pensioni che non si riescono a pagare, alla ricerca che da queste parti spesso è ferma. E invece? Nessuna, o quasi nessuna, vera politica di integrazione e giornali sempre pieni di titoli retorici, ricchi di certe connotazioni negative.

Ma a guardare bene, il problema sembra essere sempre lo stesso. Metter su una vera politica d’integrazione avrebbe voluto dire aprire il mercato del lavoro a enormi flussi di persone altamente istruite e qualificate, come tanti italiani “senza esperienza” del resto…ma allora il punto qual è? Facile…dire a un coetaneo “hai poca esperienza”, diventa più complicato. E il risultato è sotto gli occhi di tutti!

Oggi, stando al rapporto Migration policy debates dell’Ocse, i flussi migratori verso l’Italia sono diminuiti complessivamente del 19% e la migrazione di manodopera è scesa oltre il 40%. Gli italiani, insieme agli europei del centro e dell’est, partono in cerca di fortuna e come i loro nonni o i loro bisnonni vanno in Germania. Così la Germania è diventata il secondo più grande paese di immigrazione, dopo gli Stati Uniti, con più del 10% di immigrazione permanente; mentre nel 2009 era solo l’ottavo. E l’Italia, tra incompetenze certificate dall’esperienza e giovani disoccupati, affronta la sua recessione.

Maria Cristina Di Carlo

CENTRO STUDI Luigi Pirandello