Le verità nascoste

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In questi ultimi giorni abbondano editoriali inerenti a due testi di legge: la legge Severino sulla ineleggibilità dei pregiudicati e susseguente decadenza dei parlamentari condannati in via definitiva, e la legge, che ha come relatore Scalfarotto, che estende la normativa Mancino ai reati fondati sull’omofobia e la transfobia.

Abbondano opinioni e giudizi, più o meno di parte, utili comunque a farsi una idea del complesso barnum che ci circonda. Nonostante l’attenzione mediatica abbia attirato firme di editorialisti di spicco e di sicura perspicacia, manca una semplice riflessione sul perché, in un paese che pretende di essere uno dei perni dell’avanzato Occidente, si siano rese necessarie le suddette leggi. In pratica abbondano articoli che ci spiegano gli effetti di queste leggi ma si sono tralasciate le cause per le quali è stato necessario generarle.

Non si capisce perché nessuno ci abbia illustrato l’origine storica e culturale dell’omofobia. Non si capisce perché nessuno parli di una religione che, chiusa dietro il suo “Deus Vult”,  ha costruito una immagine demoniaca del “diverso”, un’immagine “contro-natura” da esorcizzare e da estirpare. Oggi dobbiamo combattere quell’edificio culturale che secoli di fanatismo hanno costruito e nuovi fanatici continuano con certosina pazienza a preservare.

Non capiamo perché nessuno ci illustri che la legge Severino si è resa necessaria vista l’ingombrante presenza di pregiudicati nelle liste elettorali. Nella tanto vituperata prima Repubblica i partiti “filtravano” le liste. Pur non essendo esempi di immacolata moralità, avevano a cuore che restasse immacolata la fedina penale dei propri esponenti. Questo non per un intrinseco rispetto delle istituzioni ma per puro cinismo elettorale. La presenza di pregiudicati nel partito avrebbe significato una sicura sconfitta elettorale. Gli elettori italiani infatti, pur eccellendo in slalom tra raccomandazioni e tangenti, tenevano ancora alla “forma”: il prodotto poteva essere anche scadente ma l’etichetta doveva assicurare che non fosse scaduto. La realtà è che oggi l’elettore è meno sofisticato e riesce a digerire anche i prodotti avariati.

In sostanza, è forte la sensazione che in entrambi i casi si tratti dell’ennesimo italico tentativo di arginare una falla con della carta di giornale. Non puoi infatti combattere efficacemente l’omofobia se la cura viene affidata a commissioni che vedono al loro interno fanatici religiosi:  sarebbe come chiedere al male stesso di curare i suoi effetti. Contestualmente non possiamo eliminare il marcio dagli scranni parlamentari con leggi fatte dai parlamentari stessi, a loro volta legittimati dal voto degli elettori. Bisognerebbe ammettere di aver mal votato, di aver noi traghettato i Proci su Itaca, ma questa è un’impresa ancora più ardua poiché tutti sanno che ognuno di noi è il più bravo a guidare, ad allenare ed a scegliere chi votare.

Tony Mariotti